Non sono poche le persone senior che, dopo una vita passata in ufficio e una lunga carriera professionale, vivono male l’avvicinarsi dell’età pensionabile perché si sentono ancora motivati, pieni di forza e con tanta voglia di fare, di imparare e di mettere le loro preziose esperienze e conoscenze a disposizione dei più giovani.
Per questo esercito silver oggi si inizia a non parlare più di rottamazione ma di rivalutazione.
La società è a corto di giovani lavoratori, molte posizioni rimangono scoperte, le aziende non riescono a crescere e a trovare nuove risorse anche per una questione di disequilibrio anagrafico, così stanno iniziando a puntare sulle risorse senior interne più valide, su quelli che gli esperti di peoplemanagement hanno ribattezzato longennials.
La scommessa delle politiche attive del lavoro
Secondo l’Istat in Italia vivono 9,1 milioni di ultracinquantenni, 17 milioni di over 60 (che arriveranno a 23 milioni entro il 2040) e 7 milioni di ultra 75enni. I 50-64enni sono più numerosi dei 18-34enni. Oggi più che mai le persone con una seniority elevata costituiscono una risorsa preziosa per le aziende che possono ricorrere alle loro competenze con modalità diverse. C’è stata un’evoluzione in questo senso: sono sempre di più i manager che sono disponibili a spendere gli ultimi anni di carriera in un ruolo non in prima linea, anche con percorsi definiti nel tempo. Una strada, quest’ultima che può soddisfare azienda e candidato.
Dunque per i boomers si stanno aprendo opportunità importanti in diversi settori, compresi quello del credito e quello assicurativo. Anche i siti web, da Subito.it a Jobspa.it, hanno iniziato ad adeguarsi al nuovo trend aprendo sezioni dedicate agli over50 disponibili a lavorare.
La vera sfida all’orizzonte per le imprese saranno le politiche di invecchiamento attivo da attivare in azienda, anche perché a breve le direzioni Risorse umane si troveranno a dover gestire un esercito di lavoratori over 60.