Il bullismo è presente anche nelle nostre aziende e nei nostri uffici. Ad accendere le luc su questo grave problema è stata una ricerca condotta da Aidp, l’Associazione Italiana per la Direzione del Personale, in collaborazione con l’Università Cattolica di Milano, che ha coinvolto un campione di circa 600 Direttori del personale e professionisti delle risorse umane. I numeri emersi sono preoccupanti. Alla domanda se nella propria azienda hanno avuto notizia, diretta o indiretta, di episodi devianti come abusi fisici o verbali, intimidazioni, riconducibili a fenomeni di mobbing orizzontale (quindi non da parte di superiori) o bullismo tra colleghi, oltre il 30% dei partecipanti all’indagine ha risposto di sì.
Violenze che si manifestano in diversi modi: dalle minacce tout court ai comportamenti che tendono ad escludere dalla vita sociale i colleghi attraverso pettegolezzi e illazioni.
Il Workplace Bullying Institute (WBI), un organo statunitense nato per contrastare il fenomeno, lo definisce come un comportamento offensivo e reiterato nei confronti di uno o più individui (denominati “obiettivi”) che causa stress, danneggia il morale e provoca avversione e malumore. Un comportamento che danneggia le aziende stesse, perché contribuisce pesantemente alla creazione di un ambiente tossico demotivando le persone e la loro produttività.