Cosa c’entra il mondo assicurativo con il cambiamento climatico? Per capirlo basta pensare alle conseguenze economiche di eventi estremi come siccità, terremoti, alluvioni, tornado, nubifragi, inondazioni che spesso provocano: perdite di vite umane, incalcolabili danni ambientali e disastri economici, il più delle volte non coperti da polizze rischio.
E l’impatto economico è enorme. E’ stato calcolato, infatti, che negli ultimi 25 anni, nella sola Europa, gli effetti degli eventi meteorologici estremi hanno fatto danni per 77 miliardi di euro. Allargando poi l’orizzonte all’intero pianeta la cifra sale a 250 miliardi di dollari. Senza calcolare la perdita di vite umane e le perdite economiche delle attività danneggiate da eventi meteorologici estremi, destinate a salire dell’8% fino al 2050.
E ora sono in molti a chiedersi chi paga per tutto questo. In una riunione dello scorso ottobre a Roma, tenuta dall’Associazione nazionale fra le imprese assicuratrici (Ania), commentando il progetto di ricerca “Titan” (realizzato dal programma europeo Espon), si è arrivati alla conclusione che sia necessario un confronto internazionale e annuale su questi temi: «Per aggiornare le priorità e gli sforzi del settore assicurativo», ha ricordato Maria Bianca Farina, presidente di Ania.
Ci vuole un cambio di passo
Ma, secondo altri esperti, bisognerebbe uscire dalla logica prettamente del settore assicurativo per provare a dialogare con enti e istituzioni. Senza dimenticare l’importanza dell’innovazione che il comparto assicurativo dovrà affrontare per aiutare al meglio persone e imprese a prevenire rischi e danni causati da queste problematiche.
«Nei prossimi anni, i big player del mercato assicurativo europeo dovranno investire almeno 400 milioni di euro per sviluppare nuove tecnologie in ambito ‘Space Innovation’ (tra cui tecnologie satellitari per fornire dati in tempo reale sui cambiamenti climatici), Intelligenza artificiale e Big Data che aiuteranno a mappare rischi legati a disastri ambientali e stipulare servizi e polizze adeguati», ha detto al Corriere della Sera Gerardo Di Francesco, vice presidente di IIA.