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Una recente analisi dipinge un quadro complesso del mondo del lavoro contemporaneo, evidenziando una marcata disparità nelle motivazioni che spingono le persone a lavorare. Secondo i dati emersi, una significativa fetta della forza lavoro (oltre il 30%) è motivata principalmente dalla necessità di sostentamento, mentre solo una minoranza (il 18%) è guidata dalla passione per il proprio impiego.
Questa divergenza di motivazioni ha un impatto diretto sui livelli di coinvolgimento dei dipendenti, un aspetto sempre più critico per il successo delle organizzazioni. A sottolinearlo è il Global Human Capital Trends 2025 di Deloitte, che pone l’accento sulla talent shortage come un fattore che acuisce l’urgenza di attrarre e, soprattutto, mantenere motivato il personale qualificato.
Aziende in difficoltà
Le aziende si trovano infatti a fronteggiare crescenti difficoltà non solo nella selezione di candidati con la giusta attitudine, ma anche nel coltivare un forte senso di appartenenza tra i propri dipendenti. Ricerche su vasta scala, che hanno coinvolto migliaia di leader aziendali, confermano la pluralità delle motivazioni che animano i lavoratori: il 32% lavora primariamente per vivere, il 25% è spinto dal desiderio di avere un impatto, il 18% per amore del proprio lavoro, il 13% per la ricompensa economica e l’11% per la competizione. Queste motivazioni, inoltre, non sono statiche, ma evolvono nel tempo.
Un dato significativo che emerge dalle analisi è la forte richiesta da parte dei dipendenti (60%) di una maggiore attenzione al coinvolgimento personalizzato da parte delle proprie aziende. Superare una visione unidimensionale del lavoratore e adottare un approccio più umanocentrico si rivela dunque cruciale per rispondere a questa esigenza.
L’importanza dell’onboarding
Un’indagine di Michael Page getta luce su una problematica particolarmente sentita in Italia: un’alta percentuale di dipendenti (il 71%) ha considerato di lasciare il lavoro fin dal primo giorno, a fronte di un supporto iniziale percepito come insufficiente (solo il 26% si è sentito adeguatamente supportato). L’importanza di un onboarding efficace emerge chiaramente dagli studi di Glassdoor, che dimostrano come un processo di inserimento ben strutturato possa migliorare significativamente il coinvolgimento dei nuovi assunti (fino all’82%) e la loro produttività (fino al 70%).
Tuttavia, diverse survey evidenziano significative lacune nella formazione manageriale in questo specifico ambito, suggerendo che molti leader non possiedono ancora gli strumenti necessari per creare un ambiente di lavoro realmente accogliente e stimolante fin dal primo giorno.
In definitiva, la comprensione delle motivazioni profonde che animano i lavoratori si configura come un elemento chiave per costruire fiducia e creare contesti lavorativi realmente coinvolgenti. Superare la convinzione che esistano persone “non coinvolgibili” e investire in strategie di coinvolgimento personalizzate e in un onboarding efficace appaiono come passi fondamentali per affrontare le sfide del mercato del lavoro attuale e futuro.