FLESSIBILITA’ PRIMA DI TUTTO

Oggi la flessibilità sull’orario di lavoro è senza ombra di dubbio una leva di engagement e di attrattività per un’azienda. Lo ha capito molto bene EssilorLuxottica, che con il nuovo contratto integrativo aziendale, firmato insieme alle organizzazioni sindacali Filctem, Femca e Uiltec, ha offerto ai suoi quasi 15 mila lavoratori la settimana corta a parità di stipendio: 20 giornate l’anno, perlopiù il venerdì, che i lavoratori potranno ritagliare per sé e coperte in larga parte dall’azienda e in via residuale da istituti individuali, senza impatti sulla retribuzione.

«Il nuovo contratto aziendale permetterà di realizzare un livello di conciliazione importante anche a vantaggio di coloro che il lavoro non se lo possono portare a casa, avvicinando le fabbriche alle nuove modalità di lavoro smart», ha dichiarato ai media Piergiorgio Angeli, direttore Risorse umane del gruppo.

Il futuro passa da qui

Il contratto integrativo per il triennio 2024-2026 partirà con una sperimentazione in alcune aree e reparti delle fabbriche di Agordo, Sedico, Cencenighe Agordino, Pederobba, Lauriano (Torino) e Rovereto (Trento). L’adesione da parte dei lavoratori sarà su base volontaria, ma la riduzione delle giornate di lavoro sarà sostenuta in larga misura dall’azienda.

L’innovazione organizzativa introdotta dal nuovo Integrativo, si precisa in una nota congiunta dell’azienda e delle organizzazioni sindacali, permetterà la stabilizzazione a tempo indeterminato di oltre 1.500 lavoratori all’interno del perimetro produttivo italiano. «In un’epoca di grandi trasformazioni economiche e sociali emerge l’urgenza di ridisegnare nuovi modelli organizzativi delle aziende per guidare il cambiamento verso percorsi che riconoscano e premino le professionalità e le eccellenze del nostro Paese», ha precisato Francesco Milleri, presidente e amministratore delegato di EssilorLuxottica.

Prima di EssilorLuxottica a sperimentare la settimana corta è stata Intesa San Paolo e ora ci sta pensando anche Lamborghini. Qui la proprietà e i sindacati sono al lavoro per arrivare a una settimana lavorativa di 33 ore e mezzo. Nel dettaglio, dovrebbero essere istituite una settimana di quattro giorni alternata a una da cinque per chi lavora su due turni e due settimane da quattro giorni alternate a una da cinque per chi è impegnato su tre turni. «Una tendenza emergente di lavoro flessibile ancora limitata in Italia, ma molto interessante perché applicabile anche a profili di lavoratori che non possono fruire del lavoro da remoto», ha detto Fiorella Crespi, Direttore dell’Osservatorio Smart Working del Polimi.

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