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L’allarme è stato lanciato e lo abbiamo letto su tutti i quotidiani nazionali: la situazione patrimoniale dell’Inps passerà dai 23 miliardi nel 2023 a -45 miliardi nel 2032, con risultati di esercizio negativi in peggioramento da -3 miliardi a -20 miliardi. Per gestire il futuro delle nostre pensioni quello che serve davvero è dunque un piano lungimirante non certo continuare a spingere sull’anticipo dell’età pensionabile. Lo sostiene anche Mario Padula, professore ordinario di Economia Politica all’Università “Ca’ Foscari” di Venezia e research fellow al CSEF, sulle pagine de la Voce.info. Per l’esperto adottare interventi per accorciare la vita lavorativa (come è stato fatto negli ultimi anni dal governo italiano), significa gravare le generazioni future di ulteriore debito, sia esplicito sia implicito. Per questo l’istituto della pensione anticipata andrebbe mantenuto solo per limitate categorie di lavoratrici e lavoratori e, al contempo, andrebbe realizzata una più ampia flessibilità in uscita, che sia equa dal punto di vista attuariale. Anche perché un over60 oggi non può certo definirsi anziano, «non è una persona che può essere messa in panchina, solo in Italia accade», ha detto Alberto Brambilla, Presidente di Itinerari Previdenziali sulle pagine dell’ Huffington Post. Per questo «le andrebbe dato un ruolo sociale, in modo da continuare a sentirsi utile, in più, se rimesso nel sistema sociale e produttivo diventerebbe a tutti gli effetti una risorsa per l’azienda in cui opera». Senza contare il fatto che «non possiamo più permetterci di avere persone che versano per 30/35 anni di contributi e poi stanno per altri 35 anni in pensione, perché la moltiplicazione dei pani e dei pesci è impossibile», ha evidenziato Brambilla.
Tre condizioni da rispettare
Ma per alzare l’età di pensionamento, secondo l’esperto, andrebbero rispettate tre condizioni. La prima: nei contratti di lavoro è necessaria una correlazione diretta, come già accade nel Regno Unito, tra mansioni, età e stato di salute. In secondo luogo serve una formazione continua affinché gli over60 restino aggiornati sui cambiamenti che riguardano il ruolo che ricoprono, ed infine serve il supporto della tecnologia per fare in modo che alcune attività pesanti non siano più a carico dell’uomo ma delle macchine.
Sarebbe poi utile anche agire con determinazione sul fronte dell’evasione contributiva, questione, insieme a quella dell’ evasione fiscale, di assoluto rilievo dal punto di vista dell’efficienza e dell’equità oltre ad ampliare la cultura sul fronte della diffusione della previdenza complementare.