COMPETENZE, PER GESTIRLE AL MEGLIO CI VUOLE PIANIFICAZIONE NO ANSIA

(foto di rawpixel.com su Freepik)

Avere al proprio interno le giuste competenze per pianificare in maniera strategica le attività di riqualificazione dei dipendenti con l’obiettivo di garantire loro l’impiegabilità futura e il successo del business aziendale, sta diventando una vera ossessione per diverse imprese. Ma va tenuto presente che di reskilling se ne parla da tempo, esattamente da quando è iniziata l’automazione delle linee di produzione, dunque farsi prendere dal panico non serve a nulla, molto meglio pianificare in modo opportuno le attività formative.

Un passo alla volta

Secondo Deloitte, società internazionale di consulenza, quattro sono i principi su cui deve basarsi un’azienda skill-led:

  • Liberare il lavoro dai confini delle mansioni lavorative in senso stretto, riorganizzandolo come un insieme di strutture fluide, che includono e vanno oltre le mansioni in questione.
  • Ripensare il concetto di lavoratore, passando dalla standardizzazione in base alle mansioni a un approccio workforce of one, secondo il quale ciascun dipendente può apportare contributi unici e dispone di un portfolio di competenze e capacità adeguate al lavoro che deve svolgere.
  • Utilizzare le competenze, piuttosto che le mansioni lavorative, per prendere decisioni sul lavoro e sul personale.
  • Costituire uno skill hub, un motore di dati che riunisca competenze, tecnologia e governance a supporto di tali

Tenendo presente questi principi, secondo un articolo riportato sulla rivista online Leadership & Management è possibile affrontare a piccoli passi tutto il talent journey e, nel tempo, utilizzare i   dati per continuare a perfezionare e ampliare i programmi di sviluppo di competenze all’interno delle organizzazioni. E McKinsey, altra società di consulenza manageriale, suggerisce alle imprese di iniziare dagli obiettivi più facilmente raggiungibili, per esempio focalizzandosi sulle competenze già durante la fase di recruiting. Come? Ripensando gli annunci di selezione del personale e segnalando le competenze di cui l’organizzazione ha bisogno piuttosto che i requisiti accademici. Un’altra idea è dare priorità agli obiettivi basati sulle skill nella gestione delle performance e tracciare il livello di competenze negli abituali cicli di review.

L’AI può dare una mano

Certo l’approccio alla formazione da parte delle aziende deve cambiare. Come evidenziato dall’Osservatorio HR Innovation Practice, infatti, le Direzioni HR ricoprono un ruolo chiave nel far evolvere le professionalità e le competenze, ma il supporto oggi non sempre è soddisfacente: in Italia solo il 48% delle persone dichiara di avere a disposizione strumenti e tecnologie adatte ad aggiornare le proprie competenze in maniera adeguata.

In questo quadro l’arrivo dell’intelligenza artificiale può dare una spinta fondamentale verso il cambiamento della formazione. Utilizzando i dati riguardanti i dipendenti,  quelli relativi alle skill all’interno dell’azienda, le caratteristiche/necessità formative del personale, le competenze disponibili e quelle da acquisire e tenendo conto anche dei profili professionali che serviranno in futuro, l’AI può, infatti, aiutare le persone a scegliere più velocemente il percorso formativo che fa per loro.

Stando all’articolo di Leadership & Management, mentre l’AI spiana la strada, gli approcci testati sul campo possono aiutare a mettere in atto un piano in materia di competenze in caso di timori, incertezze o dubbi legati alla realizzazione della strategia ottimale. I passaggi collaudati includono:

  • Usare il metodo dell’analisi delle esigenze per aiutare le organizzazioni e gli stakeholder a identificare le competenze necessarie e a valutare l’entità dei gap in azienda.
  • Condurre l’analisi dei task e del lavoro per individuare le skill richieste per l’esecuzione di un particolare compito o processo, nonché per misurare il livello di complessità dei singoli task.
  • Lavorare in stretta collaborazione con i responsabili della selezione e delle risorse umane, che sanno già quali skill cercare e trattenere in azienda, e scegliere i contenuti formativi in base a quanto emerge dal confronto incrociato di questi dati.

Solo in questo modo le aziende saranno in grado di superare le incertezze legate al cambiamento dei mercati e alle competenze necessarie per governarlo al meglio. 

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