NUOVE SFIDE PER I FONDI PENSIONE

(Immagine di freepik)

La rivista online Lavoce.info ha pubblicato un interessante articolo che fa il punto sulla crisi dei Fondi pensione, messi alle strette dalla pandemia, dal mutato panorama geopolitico e da una lunga fase di bassi tassi di interesse e crisi economiche. Eventi che hanno messo in luce l’inadeguatezza dei modelli di gestione tradizionali. Ma trovare nuove strade non sembra essere un esercizio semplice, come ha evidenziato una tesi di laurea magistrale discussa presso l’ Università Bocconi a fine 2023 (Edmond Doci, The UK’s pension fund crisis: A one-time occurrence or a global threat?), che ha analizzato le risposte di 61 esperti a un questionario riguardante i punti critici che sono emersi negli ultimi quindici anni.

Per il 28% dei rispondenti i modelli di gestione sono inadeguati a fronteggiare le nuove sfide, citando espressamente la forbice che si è aperta tra redditività degli investimenti e allungamento del periodo di vita da coprire con la rendita pensionistica. La risposta va letta in combinazione con quella che, nel 23% dei casi, sottolinea una sempre minore efficacia della Ldi (Liability driven investment), proprio una delle strategie cui i fondi pensione si sono più affidati sinora, sia quelli a prestazioni che a contribuzioni definite. Infatti, il matching tra flussi di cassa in uscita (pagamenti) e flussi in entrata (redditi e smobilizzi) diviene meno programmabile in un contesto in cui i rendimenti fissi sono ridotti rispetto al passato e il valore degli asset è influenzato da choc acuti e simmetrici tra paesi e mercati e, nel contempo, anche dalle politiche di bilancio anticrisi. Nelle loro risposte, alcuni esperti intravedono anche la propensione dei fondi a spostarsi su prodotti ad alto rendimento, ma anche ad alto rischio, nel tentativo di compensare il calo dei flussi di cassa, con possibili sbilanciamenti di portafoglio che andrebbero tenuti sotto controllo dalle autorità nazionali.

Regole, flessibilità e stress-test

Certo, capire come intervenire per rafforzare il funzionamento dei fondi non è cosa semplice. Alla domanda se auspicherebbero o meno l’adozione di cornici regolatorie più stringenti sotto la supervisione della Banca d’Inghilterra, il 78% degli intervistati ha risposto positivamente. Ma la grande maggioranza aggiunge un importante avvertimento fondamentale: si devono selezionare gli aspetti regolatori più importanti, senza irrigidire troppo il sistema, sia per evitare oneri che poi vengono traslati sugli iscritti, sia perché, nella fase di entropia mondiale che sembra prepararsi a più livelli, anche flessibilità e differenziazione delle scelte sono dimensioni strategiche.

Per tener assieme regole e flessibilità, diventano strumenti fondamentali, sia di regolazione sia direttamente di indirizzo della gestione di portafoglio, gli stress-test periodici, coordinati a livello sovranazionale, disegnati per configurare, oltre che i possibili eventi avversi, anche le scelte di politica economica cui banche centrali e governi ricorrono per contrastarli. In questa prospettiva, l’attività dell’Eiopa (European insurance and occupational pensions authority) è cruciale e va rafforzata. L’Italia partecipa a pieno nei working-group dell’Eiopa; il Regno Unito va tenuto il più possibile all’interno di questi gruppi, anche se ora è, di fatto, fuori dall’Unione.

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