Italiani popolo di grandi risparmiatori con basse competenze finanziarie. La ricchezza degli italiani, secondo l’ultima ricerca fatta da Fabi (Federazione autonoma bancari Italiani), è infatti cresciuta del 50% nell’ultimo decennio, arrivando a superare i 5.256 miliardi di euro. Ma, se fino all’anno scorso la liquidità era la forma preferita di allocazione, da quest’anno c’è stata un’ inversione di rotta, come conferma il Rapporto I risparmiatori oltre la crisi, presentato da Censis e Assogestioni in occasione del Salone del Risparmio 2023.
Secondo la ricerca, infatti, negli ultimi 12 mesi il contante nel portafoglio delle attività finanziarie delle famiglie italiane si è ridotto di oltre 20 miliardi di euro rispetto al 2022: -1,6% in termini reali. In particolare, nel mese di marzo 2023 il valore dei depositi sui conti correnti bancari è diminuito del 6,1% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. A spingere gli italiani in questa direzione ci ha pensato l’inflazione, tanto che oggi 4 risparmiatori su 10 dichiarano di aver cambiato le proprie idee su come impiegare i propri risparmi. Un trend confermato anche dal 33% dei consulenti finanziari. Segno che le persone oggi sono intenzionate più che mai a difendere la propria ricchezza.
Poca educazione finanziaria
Riallocare il contante in portafoglio significa, però, decidere altre destinazioni di investimento. Ma in questo campo, come evidenziato dal rapporto Censis-Assogestioni, le competenze degli italiani sono decisamente deboli. Basti dire che il 40,9% dei risparmiatori non conosce l’effetto dell’inflazione sul potere d’acquisto dei redditi, il 35% non sa come opera il tasso di interesse attivo su un conto corrente, il 47,8% non comprende gli effetti del tasso di interesse passivo su un prestito bancario, il 41,6% non sa distinguere tra azioni e obbligazioni. Non solo. Il 37,4% dei risparmiatori pensa che gli investimenti remunerativi siano dovuti solo al caso, che i rendimenti dipendano dalla fortuna. Atteggiamento che evidenzia come l’irrazionale nel rapporto con il risparmio e con gli investimenti è ancora molto diffuso.
Cautela e disorientamento
E poi c’è la componente emotiva da considerare che, nel momento in cui si devono prendere decisioni sugli investimenti da fare, ha il suo peso. Il 55,9% dei consulenti finanziari intervistati per redigere il rapporto ritiene che il termine più adatto per descrivere lo stato d’animo attuale dei loro clienti sia “cautela“. Seguono il disorientamento (40,0%), l’ansia (24,3%) e la speranza (16,5%). In merito alle conoscenze finanziarie dei propri clienti, meno dell’1% dei consulenti le definisce ottime, il 21,3% le giudica buone, il 50% sufficienti, il 28,2% insufficienti. Solo al 7,1% dei consulenti capita spesso di incontrare clienti con una educazione finanziaria elevata.